Sfortuna. Soprattutto sfortuna, oltre a un pizzico di imprudenza. E' questo che esce dalle parole di Patrick Quincy, il procuratore della Repubblica di Albertville, titolare dell'inchiesta legata all'incidente del 29 dicembre sulle piste di Meribel del 7 volte iridato di F.1. Il magistrato lo ha spiegato in una affollatissima sala del Palazzo di giustizia della località che ospitò i Giochi olimpici del 1992, al termine di una settimana di fitte indagini.
dinamica— "Abbiamo sentito tante persone, testimoni, sciatori, responsabili degli impianti, medici, abbiamo analizzato il materiale sequestrato - esordisce Quincy - e guardato le immagini della telecamera che montava Schumacher, mentre da parte del turista tedesco di cui parlava il settimanale Der Spiegel non abbiamo ricevuto nessun messaggio e resto dubbioso sulla sua esistenza". Raccontando la dinamica dell'incidente, Quincy spiega che "arrivato all'intersezione tra la pista rossa Chamoix e la blu La Biche, Schumacher segue la rossa per poi tagliare fuori pista e sciare parallelamente tra 3 e 6 metri dal bordo della pista. A un certo punto i suoi sci colpiscono una roccia nascosta sotto la neve, lui perde l'equilibrio e cade, battendo con la testa contro una roccia 3,5 metri più in basso. il suo corpo resta esanime a terra a 8 metri dal bordo della pista".
velocità— Secondo Quincy, le norme sulla sicurezza in quel punto erano conformi, in quanto "il bordo pista era delimitato da bastoni e Schumacher era uno che conosceva bene le piste di Meribel e sapeva dove sciava". Relativamente alla velocità con la quale scendeva, Stephane Bozon, comandante del plotone della Gendarmeria che ha seguito l'indagine, afferma come "Schumacher era un ottimo sciatore e ha seguito parallelamente la pista facendo piccole ondulazioni, senza cercare di ridurre la velocità, ma neanche senza accelerare". E in ogni, caso, per Quincy "la velocità non è un elemento particolarmente importante".
SFORTUNA— Della bambina che sarebbe stata soccorsa nessuna traccia nei 2 minuti di video che anticipano la caduta, mentre è confermato che il casco si è rotto ("Ne abbiamo un pezzo") mentre i danni cerebrali riportati nella caduta non sono incompatibili con la velocità di Schumi. Insomma, tanta sfortuna per la poca neve che non ha innevato adeguatamente quel tratto di pista, e un pizzico di incoscienza da parte di un campione che per anni si è battuto perché le corse fossero le più sicure possibili.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
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